Il coraggio delle idee in una visione ampia del territorio. Il caso delle marine e dei centri storici del litorale tirrenico cosentino

In una visione territoriale ampia occorre tener conto dell’accessibilità sicura ai luoghi. Il sistema relazionale deve essere studiato nei minimi particolari in un territorio reso meno vulnerabile possibile, dove il paesaggio e l’ambiente siano assolutamente ordinari.In un contesto territoriale del genere un’opera di interesse artistico e storico-culturale ha maggiori possibilità di essere conosciuta e apprezzata ed esplicare così tutte le sue potenzialità di sviluppo dell’area in cui è inserita.Delle tante città invisibili descritte da Italo Calvino, per bocca del suo viaggiatore Marco Polo, quella che probabilmente può offrire un monito e una giusta chiave di lettura a tutte le iniziative e desideri che ogni cittadino vorrebbe si realizzassero nei propri luoghi, è Fedora.

Trovarsi ad un “Tavolo” tutti insieme, ingegneri, storici dell’arte, archeologi … dimostra di voler affrontare uno o più argomenti di interesse per la comunità in maniera più completa. Un’opera d’arte ha un valore assoluto di per sé. E su questo non ci sono dubbi! Ma a seguire si riconosce che il luogo in cui è ubicata l’opera, nell’ipotesi in cui si riconosca l’importanza della stessa, deve assumere la responsabilità di “luogo custode”. Si pone cioè la questione della sicurezza dell’edificio storico che contiene l’opera. E poi la sicurezza del territorio circostante. Sicurezza nei confronti degli eventi sismici e idrogeologici.  Lo schema urbanistico-territoriale che caratterizza il litorale tirrenico cosentino si configura oggi, come ieri, con le cosiddette “marine” e i rispettivi “centri storici”. Valorizzare i centri storici senza una visione territoriale ampia potrebbe voler dire: soluzioni parziali complessivamente fragili.
I viaggiatori di ogni epoca, Giovanni Battista Alberto Fortis (1784), Norman Douglas (1907-1911), fino ad arrivare ai turisti di oggi, prima di giungere al sistema collinare litoraneo con i borghi su di esso arroccati, passano e osservano la costa più immediatamente vicino al mare. E se ciò che appare è il percepire un ambiente non sicuro che si materializza ai loro occhi in foci fluviali disastrate, in attraversamenti stradali che lottano contro l’erosione costiera, in un generale inquinamento delle acque e dei terreni, può essere verosimile e ragionevole pensare che il viaggiatore non troverà stimoli di esplorazione - non solo del territorio ad esso più vicino - ma anche quello collinare dei centri storici.

In una visione territoriale ampia occorre dunque tener conto dell’accessibilità sicura ai luoghi. Un sistema relazionale studiato nei minimi particolari in un territorio reso meno vulnerabile possibile, dove il paesaggio e l’ambiente siano assolutamente ordinari genera sicurezza ed attrattività. In un contesto territoriale del genere, più sicuro, è evidente che un’opera di interesse artistico e storico-culturale ha maggiori possibilità di essere conosciuta e apprezzata ed esplicare così tutte le sue potenzialità di sviluppo dell’area in cui è inserita..

È il caso del Quadro dell’Annunciazione di Belmonte Calabro, che da qualche tempo a questa parte è all’attenzione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le Province di Catanzaro, Cosenza e Crotone. Da un convegno (09/giu./2017) tenutosi a Belmonte Calabro, il Soprintendente Dr. Pagano, dopo attenti studi, esprime giudizio sul quadro dicendo che è un’opera di assoluto valore artistico, di committenza Aragonese, di attribuzione ad Antonello da Messina, e che per varie vicende storiche trovò posto e dimora nella chiesetta dell’Annunziata sita in località Greci nel Comune di Belmonte Calabro. Si ipotizza che il feudatario e poeta Galeazzo Di Tarsia – originario di Belmonte – diede un contributo economico per la chiesetta e l’allocazione dell’importante opera.
Gli interventi, tutti di assoluto spessore culturale, che hanno arricchito il convegno in parola, oltre quello del soprintendente Dr. Mario Pagano, hanno visto il contributo di: ing. Giuseppe Amendola (sugli aspetti di protezione civile), Dr.ssa Melissa Acquesta (sulla storia dell’arte del Quadro), Dr. Salvatore Timpano (sull’arte di Antonello da Messina), prof.ssa Stefania Bosco (sull’importanza di un luogo museo), lo scrivente (sugli aspetti urbanistico-territoriali). Promotori iniziativa: Maria Teresa De Luca (Associazione Barrueco), Valentino Canturi (Belmonte in Rete).
Delle tante città invisibili descritte da Italo Calvino per bocca del suo viaggiatore Marco Polo, quella che probabilmente può offrire una giusta chiave di lettura a tutte le iniziative e desideri che ogni cittadino vorrebbe si realizzassero nei propri luoghi, è Fedora. La città di Fedora è un abitato grigio con al centro una Torre (un museo da evitare!) in cui sono sistemate tante sfere contenenti ciascuna la città di Fedora che qualcuno, in ogni epoca, aveva immaginato e desiderato potesse essere, ma che così poi non è stato. E questo genera un senso di rammarico! È come avere un sogno, ma poi metterlo in un cassetto. Nel caso del Quadro dell’Annunciazione, che è da vedersi come un tassello territoriale importante, di come si desidera arricchire il luogo in cui si vive, diventa encomiabile l’atteggiamento di chi ha promosso l’iniziativa nella consapevolezza di una visione ampia del territorio, con il coraggio delle idee che non deve mai mancare affinché sia sempre scongiurato il pericolo di quella Torre al centro di una città grigia di cui Fedora purtroppo … è stata vittima!


Ing. Francesco De Filippis
(Presidente CePSU_CS)
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